Intanto in Italia (1987-1992)
Elezioni: 14 giugno 1987 e 5 aprile 1992; Governi: Goria (28 luglio 1987 - 13 aprile 1988); De Mita (13 aprile 1988 - 13 luglio 1989); Andreotti VI (13 luglio 1989 - 12 aprile 1991); Andreotti VII (12 aprile 1991 - 24 aprile 1992); Amato (28 giugno 1992 – 28 aprile 1993); Ciampi (28 aprile 1993 – 10 maggio 1994).
Dopo le elezioni del giugno 1987 la DC torna alla guida del governo, che mantiene per l’intera legislatura con Goria, De Mita e Andreotti. I rapporti fra democristiani e socialisti, pur sempre concorrenziali, si fanno più distesi dopo la fine della segreteria De Mita, di cui è nota la contrapposizione a Craxi, e la nomina a larga maggioranza di Forlani (febbraio 1989).
Nasce una collaborazione (quella che venne chiamata il CAF: Craxi, Andreotti, Forlani) che, pur senza gli intrecci di potere di cui favoleggiano i giornali, consente alcuni anni di relativa stabilità di governo. Una intesa, suggellata dalla elezione del socialista Carraro a Sindaco di Roma nel novembre 1989, che consente importanti risultati legislativi: dalla legge Martelli sulla immigrazione alla riforma del codice di procedura penale con la introduzione del “rito abbreviato”, alla legge Mammì sulle radio e televisioni. Senza considerare gli importanti risultati favoriti dall’Italia nella Comunità europea: fu durante il semestre di presidenza italiana (luglio-dicembre 1990) che vennero poste le basi per il trattato di Maastricht.
Non mancano naturalmente le tensioni e le polemiche. Come quelle legate alla divulgazione dei nominativi dei componenti della Gladio (l’organizzazione clandestina creata negli anni Cinquanta per fronteggiare una eventuale invasione sovietica), la scoperta del manoscritto del memoriale di Moro nel covo BR di via Montenevoso a Milano, le decisioni del governo per respingere gli sbarchi di massa di espatriati albanesi, il ritiro della delegazione repubblicane dal governo Andreotti VII.
Mentre drammatici segnali giungono dal fronte della criminalità organizzata (sono gli anni della Uno Bianca), del terrorismo (a Forlì, nell’aprile ’88 viene assassinato il politologo democristiano Roberto Ruffilli) e della mafia: a Palermo, ultima vittima di una lunga serie di delitti “eccellenti”, viene ucciso l’esponente DC Salvo Lima (marzo ’92). È un’avvisaglia del criminale salto di qualità che pochi mesi dopo culminerà con le stragi mafiose di cui rimarranno vittime i giudici Falcone e Borsellino e, successivamente, con sanguinosi attentati a Roma, Firenze e Milano.
Il mutato scenario internazionale influisce sul fronte politico italiano. Di fronte alla dissoluzione del sistema comunista nell’Europa orientale, il PCI, con il nuovo segretario Occhetto, nel febbraio del ’91 si scioglie dando vita al PDS fra polemiche e turbamenti.
Poche settimane dopo (aprile ’91) il referendum che cancella la preferenza plurima nelle elezioni parlamentari dà sfogo alla insofferenza della opinione pubblica verso il sistema dei partiti, che troverà una clamorosa conferma nel successo della Lega nelle elezioni dell’aprile 1992, nelle quali pure si conferma la maggioranza uscente. Uno stato d’animo che esplode in coincidenza con le inchieste della magistratura che a partire dal febbraio 1992 (arresto a Milano di Mario Chiesa) coinvolgono tutti i partiti della maggioranza parlamentare con accuse di finanziamenti illeciti, di corruzione, di peculato.
Sono mesi drammatici: repentinamente, viene messa fuori gioco l’intera classe di governo (la sostanziale riconosciuta estraneità dei capi ex-PCI non manca di sollevare interrogativi e polemiche). Grandi partiti come la DC e il PSI scompaiono: l’ultimo segretario democristiano Mino Martinazzoli proclama nel luglio 1993 la nascita del Partito Popolare Italiano in luogo della Democrazia Cristiana. In un clima di vero e proprio giustizialismo, leader politici anche di primo piano, accanto a grandi manager della impresa privata e pubblica, finiscono in prigione, spesso ingiustamente: alcuni non reggeranno la tensione e si daranno la morte. Bettino Craxi, che ha tentato una ferma difesa del sistema in Parlamento, fugge in Tunisia proclamandosi perseguitato politico. Ancora più clamorosa e infamante l’accusa per Giulio Andreotti: per lui non addebiti di corruzione, ma addirittura quella di aver favorito la mafia e -niente meno- aver ordinato l’omicidio di un giornalista. Andreotti impiegherà anni per dimostrare la sua innocenza.
Un Parlamento sotto choc si scioglie dopo aver approvato una nuova legge elettorale maggioritaria con la quale si torna alle urne. Con le elezioni del marzo 1994 si apre lo spazio per nuovi protagonisti e per una nuova fase della politica: la si chiama Seconda Repubblica.