Biografia
Uomo politico democristiano, giornalista e scrittore. Nato a Roma il 14 gennaio del 1919 e morto, sempre a Roma, il 6 maggio del 2013. E’ stato per sette volte presidente del Consiglio e per ventuno volte ministro in numerosi dicasteri. In precedenza, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dall'età di 28 anni nei governi di Alcide De Gasperi e di Giuseppe Pella, dal 1947 al 1954. Esponente di primo piano del mondo cattolico, nel 1945, a soli 26 anni, fu designato membro della Consulta Nazionale e poi, nel 1946 venne eletto deputato all’Assemblea Costituente nelle liste della Democrazia Cristiana per il collegio del Lazio. Nello stesso collegio fu in seguito confermato deputato alla Camera dal 1948 al 1987, sempre con un amplissimo numero di preferenze. Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1984 e nel 1989 e consigliere del Comune di Roma nel 1976, l’1 giugno 1991 fu nominato Senatore a vita. E' una delle figure politiche italiane di maggior rilievo della seconda metà del secolo XX, per oltre quattro decenni, a partire dal secondo dopoguerra, al centro delle principali vicende -oltre che di molte polemiche- della politica nazionale ma anche internazionale. Personalità complessa e poliedrica, alle capacità di statista associò doti di scrittore e di giornalista, accompagnate da una proverbiale vena ironica che lo ha reso autore di celebri aforismi, alcuni dei quali sono entrati nel linguaggio corrente.
Infanzia e Studi
Leggi tuttoGiulio Andreotti nasce a Roma, il 14 gennaio 1919, da Filippo Alfonso, maestro elementare morto meno di tre anni dopo, e Rosa Falasca. È l'ultimo di tre figli.
Abita in via dei Prefetti in casa di una zia: la zia Mariannina, prima di trasferirsi in via Bisagno, al quartiere Salario.
Scuole elementari in piazza della Maddalena e in via della Palombella. Ginnasio e Liceo al “Tasso” e al “Visconti”.
La sua formazione religiosa avviene, oltre che in famiglia, nella parrocchia di Santa Maria in Aquiro e nell'associazionismo cattolico: soprattutto nella Congregazione mariana di S. Andrea al Quirinale e poi nella FUCI.
Laurea in giurisprudenza all'Università La Sapienza con una tesi in diritto canonico, ma molte lauree Andreotti riceverà ad honorem da università di tutto il mondo.
I primi lavori: capoclaque nei teatri, applicato all'Ufficio ministeriale per la imposta sui celibi e poi, dopo la laurea, praticante in uno studio legale.
Gli anni della Fuci
Leggi tuttoNel 1938 Giulio Andreotti si iscrive alla Facoltà di Legge dell'Università La Sapienza di Roma e aderisce alla FUCI, la federazione degli universitari cattolici.
Conosce mons. Montini, il futuro Paolo VI, e nel '39 viene chiamato dal presidente Aldo Moro ad assumere la condirezione della rivista “Azione fucina”.
Scartato dal corso allievi ufficiali per insufficienza toracica e assegnato ai servizi sedentari come archivista al Collegio medico militare, può continuare a occuparsi della FUCI e nel 1942, al momento della partenza di Moro per il servizio militare, ne assume la presidenza su designazione di Pio XII.
Attenzione ai temi sociali. Partecipa alla stesura del Codice di Camaldoli.
Gli incarichi "segreti" del papa e le iniziative a favore dei giovani “Comunisti cattolici”.
Lascia la presidenza della Fuci nell'agosto 1944 per dedicarsi all'impegno politico.
Esordi in politica
Leggi tuttoCome presidente della FUCI Giulio Andreotti viene chiamato alle riunioni clandestine di preparazione della Democrazia Cristiana in casa Spataro e avvia la collaborazione con De Gasperi, che aveva già conosciuto casualmente alla Biblioteca Vaticana.
Attività alla macchia nella redazione del Popolo e nei collegamenti con esponenti della resistenza.
Dopo la liberazione di Roma dai nazisti, primi incarichi di Partito. Andreotti viene nominato Delegato dei Gruppi giovanili DC.
Il 16 aprile 1945 sposa Livia Danese dalla quale avrà quattro figli.
Il 25 settembre 1945 è designato quale componente della Consulta nazionale e il 2 giugno 1946 viene eletto all’Assemblea Costituente. Quale deputato fra i tre più giovani, è segretario della prima seduta.
Il 31 maggio 1947 De Gasperi nomina Giulio Andreotti Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, incarico che manterrà fino al governo Pella del 1954. In tale veste Andreotti assume vaste e impegnative deleghe, oltre all’incarico di segretario del Consiglio dei ministri.
I Legislatura 1948-1953
Leggi tuttoDopo la vittoria elettorale del 18 aprile 1948, confermato da De Gasperi quale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giulio Andreotti è spettatore privilegiato e spesso protagonista delle complesse vicende politiche del momento e soprattutto delle cruciali decisioni del dopoguerra e della ricostruzione.
Dal Trattato di pace alle questioni di Trieste, dell’Istria e dell’Alto Adige; dalla scelta fra monarchia e repubblica all’approvazione della Costituzione; dalla divisione internazionale fra Est e Ovest alla nascita dell’Alleanza Atlantica e ai primi passi dell’unità europea. Fino alla tormentata questione della riforma elettorale.
L'impegno di governo: il rilancio della industria cinematografica, la rinascita del CONI e dello sport. L’epurazione.
L'intervento di Andreotti è determinante per evitare l’Operazione Sturzo, un’alleanza fra cattolici e destra per le elezioni comunali di Roma.
La leggenda dell’Abbraccio di Arcinazzo con il Maresciallo Graziani nella campagna elettorale del 1953.
II Legislatura 1953-1958
Leggi tuttoConfermato Sottosegretario alla Presidenza anche nel governo Pella dopo l’uscita di scena di De Gasperi, con il primo governo Fanfani Andreotti è per pochi giorni Ministro dell’Interno, per poi assumere il ministero delle Finanze sotto le presidenze di Segni e di Zoli.
La battaglia contro il contrabbando di prodotti petroliferi e la legge del 27 giugno 1957.
Muore De Gasperi, per Giulio Andreotti nasce il problema del consolidamento di una posizione politica autonoma. In disaccordo con la Segreteria Fanfani: al congresso della DC di Napoli del '54 nasce la corrente “Primavera”. Manca di poco l’elezione a capogruppo, sostiene Gronchi per il Quirinale.
Nel gennaio 1955 esce il primo numero di “Concretezza”, la rivista quindicinale di cui Andreotti è direttore.
Nell’aprile 1956 Giulio Andreotti pubblica “De Gasperi e il suo tempo”, fondamentale biografia del Presidente della Ricostruzione.
III Legislatura 1958-1963
Leggi tuttoAndreotti è ministro del Tesoro con Fanfani. Nel febbraio del 1959, con il secondo governo Segni, incomincia una permanenza al Ministero della Difesa che durerà sette anni.
L’ammodernamento delle Forze Armate: iniziano i progetti per i sottomarini nucleari. Costituito il Comitato tecnico-scientifico della Difesa. Il ritorno del cannone sul Gianicolo.
L'avvio del centro-sinistra: la presenza di Giulio Andreotti al governo viene considerata necessaria per tranquillizzare gli alleati della NATO sul fatto che la linea italiana nell’Alleanza non sarebbe mutata.
Andreotti è contrario alla scelta di centro-sinistra che giudica verticistica e priva di condizioni favorevoli nella base elettorale. Con Moro contro Fanfani nel congresso della DC di Firenze (1959). All’opposizione nel congresso di Napoli (1962).
Lo “Scandalo Giuffrè”. Contro Andreotti un memoriale poi rivelatosi falso: era stato imbastito dal capo ufficio stampa del suo successore alle Finanze.
Andreotti è scagionato dalla inchiesta sulle irregolarità nella costruzione dell'aeroporto di Fiumicino. La commissione Bozzi, esclude sue responsabilità, rimproverando il Ministro per aver assunto affrettatamente, sulla base delle informazioni fornitegli dai suoi servizi, la difesa di un suo sottoposto risultato poi responsabile.
È Presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Roma 1960.
IV Legislatura 1963-1968
Leggi tuttoAndreotti non vuole entrare nel primo governo organico di centro-sinistra, ma Moro lo convince a rimanere ministro della Difesa: è ancora necessario per tranquillizzare gli Stati Uniti.
Nel febbraio 1966, Andreotti lascia la Difesa per l’Industria, Commercio e Artigianato. Molti gli interrogativi sul cambio della guardia, in un momento di manovre ai vertici delle forze armate. Solo poche settimane prima c’era stata, in circostanze non chiare, la nomina del generale De Lorenzo a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
La questione dell’energia nucleare. Andreotti è favorevole per fronteggiare inevitabili rincari del petrolio. L’impegno per il rilancio del CNEN dopo il Caso Ippolito.
Pur mantenendo riserve, il Ministro prende atto della inevitabilità del centro-sinistra. Non firma il Piano di programmazione economica di Pieraccini. Viene sciolta la corrente “Primavera” al congresso della DC di Roma nel settembre 1964.
V Legislatura 1968-1972
Leggi tuttoAndreotti lascia il governo e viene eletto capogruppo della DC alla Camera. Verrà confermato due volte con maggioranze di voti sempre più ampie.
Nel luglio del 1970, entrato in crisi il terzo governo Rumor, Andreotti riceve l’incarico di formare un nuovo esecutivo. Fallisce soprattutto per l’ostilità dei socialdemocratici che accusavano il Presidente incaricato di tendenze filo-socialiste. Di fronte all’atteggiamento del partito socialista, che rivendica mani libere negli accordi in periferia con il PCI, Andreotti lancia l’immagine dei “due forni” che tornerà di attualità negli anni successivi.
Con l’approvazione della legge sul divorzio e i timori per il referendum, Andreotti avanza l’ipotesi di limitare il divorzio ai matrimoni civili, accompagnandola con la pubblicazione di un libro sul tema dello scioglimento dei matrimoni religiosi: “I minibigami”. L’idea, tuttavia, viene respinta sia dai divorzisti che dagli antidivorzisti.
Febbraio 1972: di fronte alla impossibilità di formare una maggioranza di governo, Andreotti dà vita a un governo elettorale (è il primo Presidente del Consiglio romano nella storia della Repubblica). Si tratta di un monocolore democristiano che incontra il consenso solo del Partito liberale (ma anche le riserve della sinistra DC: il ministro del Lavoro, Donat Cattin, giurò con un giorno di ritardo). L’esecutivo non ottiene la fiducia e Andreotti rimane in carica per la ordinaria amministrazione fino alle elezioni.
VI Legislatura 1972-1976
Leggi tuttoNelle elezioni del 7 maggio 1972, record di preferenze per Andreotti, candidato come capolista non solo nel suo abituale collegio del Lazio, ma anche in quello di Napoli-Caserta. Complessivamente ottiene oltre seicentomila voti (più di 367 mila nel Lazio, quasi 285 mila in Campania).
All’indomani del voto, Andreotti dà vita a un governo di centro formato da DC, PLI e PSDI. È il governo cosiddetto “Andreotti-Malagodi”. Principali punti di intervento: crisi economica, sicurezza, Regioni, Europa. Marcato antifascismo e ribadita chiusura al comunismo.
Riforma della Pubblica Amministrazione con il riassetto delle carriere degli alti dirigenti e avvio di una politica per la gioventù. Applicazione della legge Scelba, obiezione di coscienza, il provvedimento sulla libertà provvisoria per consentire la scarcerazione dell’anarchico Pietro Valpreda.
Sul piano internazionale: trattative in vista degli accordi di Helsinki e della costituzione della CSCE. Viaggi a Mosca, Washington e Tokio.
L’accordo di Palazzo Giustiniani: c’è una nuova apertura al centro-sinistra. Andreotti si dimette. Diventa presidente della Commissione Esteri della Camera. Tornerà ministro (alla Difesa), nel marzo 1974.
Iniziative per fare ordine in vicende complicate e oscure. La distruzione dei dossier Sifar e il “caso Giannettini”. Con il cambio di governo, il Ministro deve lasciare la Difesa (va al Bilancio): è convinto di aver urtato interessi forti.
VII Legislatura 1976-1979
Leggi tuttoIl “Governo della non sfiducia”: di fronte a una situazione politica bloccata, Andreotti guida un monocolore DC che si regge sull’astensione della maggioranza dei partiti. La “solidarietà nazionale”.
Una collaborazione fra Moro e Andreotti cerca di fronteggiare l’emergenza. Richieste di maggior coinvolgimento del PCI: nel marzo 1978 un nuovo governo Andreotti con l’appoggio esterno dei comunisti.
La tragedia di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e l'uccisione della sua scorta: “le ore più drammatiche della mia vita”, dirà Andreotti. L’angoscia per la sorte dell’amico, il dolore per la strage, il dramma del “no” a trattative con i terroristi, il timore per le sorti dello Stato.
Con la scomparsa di Moro si sfalda la “solidarietà nazionale”. Cade il governo, Andreotti ne forma uno con DC e PRI per andare a nuove elezioni.
Un bilancio lusinghiero. Inflazione dimezzata, ripresa della produzione, economia in recupero. Lotta al terrorismo: il Gruppo speciale antiterrorismo affidato al generale Dalla Chiesa. Recupero della credibilità internazionale e intensa azione diplomatica per il Medio Oriente, per la distensione Est-Ovest e soprattutto per l’allargamento della CEE e la integrazione monetaria.
L'amarezza per le dimissioni del presidente Leone e per la firma della legge sull’aborto.
Un’altra accusa falsa per Andreotti: l’Espresso lo indica come Antelope Cobbler, protagonista dello scandalo Lockeed. Una truffa.
Nel dicembre 1976 chiude “Concretezza”.
VIII Legislatura 1979-1983
Leggi tuttoElezioni ‘79: finisce la Solidarietà nazionale, Andreotti si fa da parte. Il PSI gli è contro perché punta all’alternanza di governo, mentre Craxi sospetta, ingiustamente, di trame contro di lui.
Presidente della Commissione Esteri della Camera. All’unanimità presidente del gruppo italiano e Presidente della Commissione politica dell’Unione Interparlamentare. Invita Arafat a Montecitorio fra le polemiche, ma è una linea di disponibilità verso i palestinesi (senza andare contro Israele) che poi anche i critici seguiranno. Lavora per la Grecia nella CEE. La questione euromissili: timori che il PCI possa tornare indietro rispetto alle aperture alla NATO.
DC: con Zaccagnini contro il Preambolo in difesa della esperienza di Solidarietà nazionale. Andreotti appoggia a De Mita nel congresso 1982.
La famiglia. Diventa nonno.
Libri: “A ogni morte di papa”; “Visti da vicino 1” e “Visti da vicino 2”.
IX Legislatura 1983-1987
Leggi tutto1983: la guida del governo ai socialisti. Dopo le polemiche, stretta collaborazione di Andreotti con Bettino Craxi. È ministro degli Esteri.
Con gli Stati Uniti, amici ma mai “sull’attenti”: la protesta per l’invasione di Granada; il dirottamento dell’ “Achille Lauro” e la crisi di Sigonella.
L’impegno per la distensione Est-Ovest: euromissili, Conferenza di Stoccolma, la mediazione sul boicotaggio sovietico delle Olimpiadi di Los Angeles, la polemica sulla riunificazione delle Germanie, la solidarietà con Gorbaciov.
Medio Oriente e Mediterraneo: i militari italiani in Libano, rapporti con Israele e palestinesi.
Gheddafi e i tentativi di intermediazione con Reagan.
Europa: l’allargamento a Spagna e Portogallo, la forzatura per giungere alla prima Conferenza Intergovernativa e all’Atto Unico per la cooperazione politica e monetaria.
1986. Fallito tentativo di Andreotti di formare un nuovo governo. Ancora ministro degli Esteri nel Craxi II. Un altro tentativo di governo fallito nel 1987 e di nuovo agli Esteri nel Fanfani VI.
Gli attacchi strumentali su Sindona.
X Legislatura 1987-1992
Leggi tuttoConclusa con le elezioni del 1987 la parabola di governo di Bettino Craxi, Andreotti rimane ministro degli Esteri nei governi Goria e De Mita. Impegno per il disarmo: firma del trattato per lo smantellamento degli euromissili (11 dicembre 1987), conferenza di Vienna sul disarmo, riunione di Madrid sulle armi chimiche. Lotta alla criminalità organizzata: accordo con gli USA; estradizione dal Brasile di Tommaso Buscetta.
Eletto deputato europeo per il Nord-Est nel giugno 1989, pensa di lasciare la scena politica italiana, ma il presidente Cossiga lo chiama a formare il nuovo governo. Il CAF.
22 luglio 1989: nasce il governo Andreotti VI con DC, PSI, PSDI, PRI, PLI. Le linee guida sono: Europa, risanamento della finanza pubblica, lotta al crimine e alla droga, valorizzazione delle autonomie locali. In questo periodo, fra l'altro, viene approvata la legge Martelli sull’immigrazione; la legge Mammì sul sistema radiotelevisivo (polemiche e dimissioni dei Ministri della sinistra DC); la legge Gava per la riforma delle autonomie locali (legge 142 del ‘90); la legge sulla droga; la riforma del codice di procedura penale. Di particolare importanza sul fronte della lotta alla criminalità organizzata il decreto legge (12/9/89) adottato sul filo della legittimità per impedire il rilascio degli imputati mafiosi del maxiprocesso di Palermo.
Il ritrovamento del “memoriale Moro” nel covo brigatista di via Monte Nevoso a Milano. Molte sono le polemiche infondate.
Marzo 1991: governo Andreotti VII nel quale, all'ultimo momento, non entrano i repubblicani, a causa della mancata nomina di Giuseppe Galasso al posto di Oscar Mammì al ministero delle Poste. Andreotti assume l’interim per i Beni Culturali e Partecipazioni statali.
Caso Gladio: Andreotti giudica non più giustificato il segreto e apre gli archivi ai magistrati che indagano sulla strage di Peteano.
Decine di migliaia di profughi dall’Albania sbarcano sulle coste della Puglia, fra la primavera e l'estate del 1991.
Appoggio a Gorbaciov e alla politica di perestroyka. I tentativi di mediazione nel Golfo. La collaborazione con George Shultz.
Andreotti è fra i protagonisti della scena politica europea. La presidenza italiana della Comunità, il varo delle Conferenze intergovernative per l’Unione economica e monetaria e per l’Unione politica. Il braccio di ferro vinto con Margaret Thatcher.
1 giugno 1991: Andreotti diventa senatore a vita.
Senatore a vita
Leggi tuttoCandidato a Presidente della Repubblica.
Rinuncia alla nomina a ministro degli Esteri propostagli da Giuliano Amato a causa della incompatibilità stabilita dalla DC fra incarichi di governo e seggio parlamentare. Entra a far parte della Commissione Esteri del Senato.
Il 27 marzo 1993 la richiesta di autorizzazione a procedere da parte della Procura di Palermo per complicità mafiose. Poche settimane dopo, un'altra accusa: quella di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Dopo dieci anni di polemiche, attacchi e ingiurie (ma anche di straordinarie attestazioni di stima), in Cassazione l'assoluzione per entrambi i processi. Relativamente alle accuse relative al periodo antecedente al 1980 c'è la prescrizione, ma la Cassazione dichiara: alle conclusioni della Corte di Appello se ne possono contrapporre altre opposte e altrettanto valide.
Intensa attività di scrittore e di giornalista. Pubblica ventidue libri. Come direttore di “30 giorni” intervista alcuni Grandi della terra.
Attività internazionale come membro delle Assemblee parlamentari del Consiglio di Europa e dell'OSCE e della delegazione italiana all'Unione Interparlamentare.
Dopo la fine della DC, nel 1993, non si schiera nella diaspora democristiana limitandosi ad aderire al Gruppo parlamentare del PPI prima di passare al Gruppo senatoriale delle Autonomie. L'avventura fallita di Democrazia Europea con D'Antoni e Zecchino.
Membro della Comitato dei garanti sugli aiuti per lo tsunami nel sud-est asiatico del 2004. Membro della Commissione parlamentare sulla relazione Mitrokhin.
Accetta, in un'ottica di riconciliazione, la candidatura del centrodestra alla presidenza del Senato nel 2006. Ma è sconfitto da Franco Marini.
Muore il 6 maggio 2013.