Intanto nel mondo (1987-1992)
Si fa travolgente in Urss e nell’Europa orientale il processo di cambiamento avviato dalla glasnost. Nel 1988 a Mosca viene riconosciuta la libertà religiosa e per la prima volta un Segretario di Stato del Vaticano - Agostino Casaroli - va in visita al Cremlino. In luglio, Gorbaciov lancia la sua strategia di riforma della società sovietica: è la perestrojka. Nel giro di pochi mesi, diventa supremo organo dello Stato il Congresso dei deputati del popolo, eletto a parziale suffragio diretto e viene ammessa la proprietà delle terre da parte dei contadini. Cambiamenti rivoluzionari che non potevano non suscitare reazioni. Nell’agosto del 1991, un tentativo di colpo di stato comunista fallisce soprattutto per la resistenza del neo-eletto presidente della Repubblica russa: Boris Eltsin. Gorbaciov di dimette, il Partito comunista viene sciolto e l’Urss cessa di esistere.
Le ripercussioni nei Paesi satelliti erano già state clamorose. Nella notte del 9 novembre 1989 crolla il Muro di Berlino. Cinque milioni di tedeschi passano liberamente da Est a Ovest. Le due Germanie vengono riunificate il 3 ottobre 1990. La Polonia, nell’aprile del 1989, dà vita a un sistema parlamentare: Soldarnosc viene legalizzata e va al governo; Lech Walesa diventa presidente della Repubblica. In Cecoslovacchia viene cancellato il ruolo guida del Partito comunista mentre in Romania, dopo scontri di piazza, il dittatore Nicolau Ceasescu viene deposto e giustiziato insieme con la moglie (dicembre 1989). Si apre in Jugoslavia una crisi destinata a farsi tragedia nell’immediato futuro. Croazia e Slovenia si proclamano indipendenti. Il Kosovo adotta una nuova costituzione elevandosi al rango di repubblica, scoppiano scontri fra albanesi, serbi e montenegrini. Nel 1992, con il mancato riconoscimento della Bosnia-Erzegovina da parte dei serbi, Sarajevo e Mostar diventano lo scenario di una guerra civile che insanguinerà l’intera regione.
E le trasformazioni dell’Est Europa aprono la strada alla distensione con l’Occidente. Nel 1987, in dicembre, Stati Uniti e Urss concordano il trattato per la distruzione dei missili a medio raggio. Nel novembre del 1990, i Paesi della Nato e del Patto di Varsavia firmano una dichiarazione di non aggressione.
Il vento del cambiamento soffia anche in Cina, pur se con esiti drammaticamente diversi. Nel giugno del 1989, a Pechino, in piazza Tien an Men, migliaia di giovani protestano chiedendo democrazia. Intervengono i carri armati: i morti sono più di cinquemila. Notizie inquietanti dal Medio Oriente. Nel gennaio 1991, il presidente americano George Bush (subentrato da un anno a Ronald Reagan) risponde alla invasione irachena del Kuwait e dà l’ordine di attaccare l’Iraq. Con lui, una coalizione di 35 stati fra cui l’Italia. La guerra si concluderà in febbraio con la disfatta del dittatore Saddam Hussein che tuttavia verrà lasciato al suo posto.
Nel dicembre del 1987 scoppia la prima Intifada, una nuova fase di resistenza palestinese alla occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza.
Questi anni segnano finalmente anche la fine dell’apartheid in Sud Africa. Il governo de Klerk avvia il processo di abolizione delle leggi segregazioniste. Nelson Mandela torna libero dopo 26 anni di prigione.
In Gran Bretagna finisce l’era di Margaret Thatcher: al governo le subentra John Major. E il quinquennio che in Italia corrisponde alla decima legislatura si conclude con un atto storico. Il 7 febbraio del 1992 i dodici Paesi membri della Comunità europea firmano a Maastricht il trattato che dà il via alla Unione europea e vara la moneta unica.