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Intanto nella DC (1953-1958)


Il congresso della DC di Napoli del giugno 1954 segna la fine dell’era di De Gasperi che, nel suo intervento davanti all’assemblea, dètta il suo testamento politico (De Gasperi morirà di lì a poche settimane: il 19 agosto). In realtà la grande parabola politica dello statista trentino si era già conclusa di fatto da qualche mese: con le elezioni del giugno ‘53 nelle quali non era scattata la legge sul premio di maggioranza (su cui De Gasperi aveva messo in gioco il proprio prestigio) e con il fallimento del suo tentativo di formare un nuovo governo monocolore, bocciato dalla Camera al voto di fiducia.

 

Alla guida del partito dopo il congresso di Napoli, dove De Gasperi in settembre aveva preso il posto di Gonella. Fanfani è stato sostenuto dall’ampia corrente maggioritaria di “Iniziativa democratica” nella quale trovava spazio una nuova generazione di politici. Con l’intento di fronteggiare la efficientissima macchina organizzativa del PCI, Fanfani indirizza la sua segreteria nel senso di un forte impegno organizzativo, puntando a rafforzare gli strumenti operativi della DC e la sua presenza nel territorio e negli ambienti. Ma l’attivismo del Segretario suscita nel Partito timori di emarginazione e determina contraccolpi. Un gruppo di parlamentari DC non allineati con la segreteria forma “Concentrazione”, che in occasione della nomina del capogruppo alla Camera, al nome di Aldo Moro, sostenuto da Fanfani, contrappone quello di Andreotti che, pur sconfitto, otterrà 109 voti contro i 138 di Moro. Nelle votazioni per il Presidente della Repubblica, poi, il candidato proposto dalla Segreteria DC, Cesare Merzagora, deve rinunciare e viene eletto Giovanni Gronchi, appoggiato dai parlamentari di “Concentrazione”. Parallelamente, all’interno del partito, va sviluppandosi un’articolazione in correnti, protagoniste di forti dibattiti interni e a volte di aspre contrapposizioni. Nell’ambito di “Iniziativa democratica” si distingueranno, con loro gruppi di sostenitori, Fanfani, Moro, Taviani. A sinistra, la nuova corrente di Base si era già affiancata a quella dei sindacalisti capeggiati da Giulio Pastore (Forze sociali). Su posizioni più moderate “Centrismo popolare” di Mario Scelba e “Primavera”, presentata da Andreotti al congresso di Napoli del 1954.

Al centro del dibattito fra i democristiani: l’avvicinamento ai socialisti, un tema sempre più cruciale anche alla luce degli avvenimenti internazionali (denunce dello stalinismo, fatti di Ungheria ecc.) che aprono profonde crepe nell’alleanza fra PCI e PSI. Il dialogo con i socialisti viene presentato dai fautori come momento essenziale di una strategia volta ad allargare la base sociale di governo, superando la formula centrista in difficoltà e sottraendo il PSI all’abbraccio dei comunisti. A favore di questa linea, gli esponenti della sinistra DC e buona parte di quelli di “Iniziativa democratica”. Fra il 1956 (Congresso di Trento) e il 1958 (Consiglio Nazionale di Vallombrosa) Fanfani, inizialmente contrario, cavalca la linea filo-PSI purché questo sia completamente svincolato dal PCI. Andreotti si oppone: dopo aver, in una prima fase, ipotizzato l’apertura della maggioranza ai monarchici (marzo 1956), al congresso di Trento giudica il PSI in contrasto con i valori essenziali religiosi, patriottici, di libertà del popolo italiano. A Vallombrosa, definisce il centrismo come carattere essenziale e permanente della politica della DC.

La questione dell'intervento pubblico nell'economia è un altro grande tema di dibattito all’interno del mondo democratico cristiano. Si scontrano due linee di pensiero di fronte all’allargarsi del ruolo svolto, soprattutto, da IRI ed ENI. La tesi di chi giustificava la presenza della mano pubblica quale elemento di stimolo e di regolazione dello sviluppo economico in vista di obiettivi sociali, e quella – espressa con particolare vigore e autorevolezza da don Luigi Sturzo - che metteva in guardia dalla minaccia di un “socialismo di Stato” e dei rischi legati allo “Stato imprenditore” potenziale causa di dirigismo, eccessi di burocrazia, sottogoverno e corruzione.

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