VI Legislatura 1972-1976
Elezioni 7 maggio 1972: candidato n. 1 nella lista della DC nella circoscrizione XIX Roma Viterbo Latina Frosinone; 367.235 preferenze. N.1 nella lista della DC nella circoscrizione di Napoli; 234.841 preferenze (opta per Roma). Presidente del Consiglio (26 giugno 1972-7 luglio 1973), Presidente della Commissione Affari Esteri della Camera, Ministro della Difesa del V Governo Rumor, Ministro del Bilancio, Programmazione e Interventi Straordinari per il Mezzogiorno del IV e del V Governo Moro.
Nelle elezioni del 7 maggio 1972 Andreotti viene candidato come capolista non solo nel suo abituale collegio del Lazio, ma anche in quello di Napoli Caserta. Il risultato è trionfale. Andreotti ottiene complessivamente oltre 650 mila voti di preferenza personale (più di 367 mila nel Lazio, quasi 285 mila in Campania).
All’indomani del voto, Andreotti viene incaricato dal Presidente Leone della formazione del governo. Di fronte alla preclusione da parte del PSI di partecipare a una maggioranza con i liberali, si forma un esecutivo di centro formato da DC, PLI, PSDI e PRI. E’ il governo cosiddetto “Andreotti - Malagodi” che assume come impegni principali: il contrasto alla crisi economica, la difesa della sicurezza e il sostegno alle forze dell’ordine in essa impegnate, la definizione dei rapporti fra Stato e neonate Regioni, l’intensificazione dell’impegno in sede europea. Tutto questo in un contesto di marcato antifascismo (sono anni di forti tensioni imputate in gran parte alla estrema destra) e di ribadita chiusura al comunismo. Si tentano inoltre riforme nel settore della pubblica amministrazione con il riassetto delle carriere degli alti dirigenti (che le opposizioni bollarono con l’epiteto di “stipendi d’oro”) e l’avvio di una politica per la gioventù mediante la creazione di un apposito ministero, che la precoce fine del governo impedì potesse decollare. Sono del secondo governo Andreotti, inoltre, l'applicazione della legge Scelba, la legge sull'obiezione di coscienza, il provvedimento sulla libertà provvisoria (per consentire la scarcerazione dell'anarchico Pietro Valpreda, risultato estraneo alle accuse di aver partecipato alla strage di Milano del 12 dicembre 1969 che lo avevano portato in carcere).
Sul piano internazionale, particolarmente significativo fu l’impegno nelle trattative preliminari alla firma degli accordi di Helsinki e alla costituzione della CSCE. Fu questo uno dei punti dei colloqui che Andreotti ebbe a Mosca dove venne invitato nel dicembre 1972: con il Cremlino fu firmato un importante Protocollo di consultazione politica. Da ricordare anche i viaggi ufficiali compiuti da Andreotti negli Stati Uniti e in Giappone, un interlocutore fino a quel momento trascurato dall’Italia. Fra l'ottobre del 1974 e il luglio del 1976, inoltre, Andreotti fece parte della delegazione italiana al Parlamento europeo (allora composto da delegati dei parlamenti nazionali). Nel luglio '75 gli venne offerta la presidenza del Gruppo democristiano ma, pur molto interessato, rinunciò per la incompatibilità con la carica di ministro.
L’accordo di Palazzo Giustiniani promosso da Amintore Fanfani e il successivo congresso democristiano (giugno 1973) Approfondimenti disponibili per questo argomento:
XII Congresso della DC. Roma 1973 - Il discorso di Andreotti (1 di 2)
XII Congresso della DC. Roma 1973 - Il discorso di Andreotti (2 di 2) riaprono le porte al centrosinistra. Andreotti si dimette e non partecipa al successivo governo, il Rumor IV, di cui tornano a far parte, accanto alla DC, i socialisti con socialdemocratici e repubblicani. In questo periodo assume - su sollecitazione di Moro - la presidenza della Commissione Esteri della Camera, impegnandosi particolarmente all'interno dell'Unione Interparlamentare e nella presidenza del Gruppo di amicizia Italia - USA (in quel ruolo ebbe modo di garantire presso il governo americano per alcuni deputati comunisti - fra i quali Giorgio Napolitano - che altrimenti non avrebbero ottenuto il visto per gli Stati Uniti). Il 28 febbraio del 1974 entra a far parte della rappresentanza italiana al Parlamento europeo. Sarà di nuovo ministro (alla Difesa), nel marzo 1974 con il successivo governo Rumor, sollecitato dai vertici della DC a dare una testimonianza aperta di solidarietà con le scelte del partito.
Tornato Ministro della Difesa, Andreotti affronta una serie di intricate, e a volte oscure, vicende nelle quali si impegna per fare ordine affrontando polemiche e ostilità: questione Sifar (la distruzione dei dossier costituiti illecitamente dal gen. De Lorenzo), caso Giannettini (la rimozione del segreto opposto alla magistratura sul ruolo dell'informatore del servizi segreti coinvolto nelle indagini sull'attentato di piazza Fontana), e in generale aspetti del funzionamento dei servizi di sicurezza. Tanto che quando, nel novembre 1974 (tornata in crisi l’alleanza di centrosinistra e subentrato un governo DC-PRI guidato da Moro) ad Andreotti viene chiesto di lasciare la Difesa e assumere il ministero del Bilancio e al Mezzogiorno, egli si convinca che il passaggio di consegne sia la conseguenza della reazione di ambienti “forti” toccati dal suo operato.
Fra le iniziative assunte da Andreotti nel nuovo ministero, di rilievo la legge per riattivare gli interventi a favore del Mezzogiorno che gli vale l’apprezzamento anche della opposizione. Intensifica intanto, in un clima di cordialità e collaborazione, i rapporti con il leader repubblicano Ugo La Malfa che, da vicepresidente del Consiglio, ricopriva la delega del coordinamento della politica economica.
Si tratta di una fase estremamente complessa per la vita economica e sociale e per la politica italiana. Alle forti tensioni sociali che culminano nelle prime minacce terroristiche, si affiancano gravi difficoltà economiche, mentre la precarietà politica e la crescita del PCI suscitano allarme nei Paesi alleati che giungeranno ad ammonire l'Italia a non aprire le porte al comunismo (vertice di Portorico, luglio 1976). A questo si aggiungono le polemiche per la campagna del referendum contro il divorzio nel maggio '74, mentre incominciano a manifestarsi tensioni sull'introduzione dell'aborto, che avverrà qualche anno dopo. Andreotti, che pure si impegna per il “Sì”, è convinto che la battaglia per tornare al matrimonio indissolubile accesa da alcuni cattolici sia persa in partenza. E teme invece che possa aprire divaricazioni nell'opinione pubblica danneggiando inoltre il ruolo della DC.
In tale scenario di forti divaricazioni e di gravi difficoltà per la Democrazia Cristiana si volge, nel marzo del 1976 a Roma, il Congresso della DC Approfondimenti disponibili per questo argomento:
XIII Congresso della DC. Roma 1976 - Il discorso di Andreotti . Andreotti sostiene per la nomina a segretario Arnaldo Forlani, cui lo legano stretti e cordiali rapporti di collaborazione consolidatisi negli ultimi anni. Prevale invece, di stretta misura, la candidatura di Zaccagnini. Ad Andreotti viene offerta la presidenza del Consiglio nazionale del Partito che lui declina a favore di Fanfani. Parlando dalla tribuna congressuale, Andreotti fa riferimento alla situazione politica e al rapporto con il Partito socialista, auspicando un discorso approfondito e schietto che è sempre mancato. Circa i rapporti con il PCI Andreotti tenne a precisare che non si sarebbe perduto in “sottigliezze nominalistiche, confondendo la contrapposizione che significa antitesi con il confronto che vuol dire semplice comparazione di tesi”, rivendicando ad una sede istituzionale, quella del Parlamento, il luogo idoneo “per ogni confronto e co-responsabilizzazione che lascino intatti i ruoli di ciascuno e non chiedendo per il governo impossibili donazioni di sangue da parte dell'opposizione”.
È in questo periodo che Andreotti deve fronteggiare una misteriosa manovra ai suoi danni di cui si fa strumento il settimanale Espresso che lo accusa, sulla base di un memorandum dell'ex ambasciatore americano a Roma Martin, di aver ricevuto finanziamenti della CIA insieme con altri esponenti democristiani. Andreotti reagisce con durezza negando ogni finanziamento, mentre l'ambasciatore USA in carica si affretta a smentire contributi clandestini da parte americana.
L'11 marzo del 1976 muore a Roma Rosa Falasca, la madre di Andreotti alla quale egli era molto legato, tanto da descrivere questo momento come uno dei più dolorosi della sua vita
Intanto Andreotti non dimentica la sua attività di scrittore. Nel 1975 dà alle stampe “Ore 13, il ministro deve morire”: una biografia del primo ministro di Pio IX, Pellegrino Rossi. Nel 1972, giunge inoltre la laurea ad honorem (la prima di quattordici) assegnata ad Andreotti dalla Loyola University di Chicago. Della fine di dicembre 1976 è invece la decisione di chiudere dopo ventidue anni la rivista “Concretezza”: la mole degli impegni di governo, spiega Andreotti, rende impossibile seguirne la redazione.
XII Congresso della DC. Roma 1973 - Il discorso di Andreotti (1 di 2)
XII Congresso della DC. Roma 1973 - Il discorso di Andreotti (2 di 2)
XIII Congresso della DC. Roma 1976 - Il discorso di Andreotti