II Legislatura 1953-1958
Elezioni 7 giugno 1953: candidato n. 2 nella lista della DC nella circoscrizione XIX Roma Viterbo Latina Frosinone; 145.318 preferenze. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dell’ VIII Governo De Gasperi (luglio 1953-agosto 1953) e del Governo Pella (agosto 1953-gennaio 1954), Ministro dell’Interno del I Governo Fanfani (gennaio 1954-febbraio 1954), Ministro delle Finanze del I Governo Segni (luglio 1955-maggio 1957) e del Governo Zoli (maggio 1957-luglio 1958).
Il risultato delle elezioni del 7 giugno 1953, che vedono sì il successo della DC, ma senza che scatti il premio di maggioranza introdotto dalla controversa nuova legge elettorale, segna la fine della leadership governativa di De Gasperi. Lo statista trentino dà vita a un nuovo governo - il suo VIII - ma non ottiene la fiducia del Parlamento. Andreotti è sempre sottosegretario alla Presidenza e lo rimane anche nel governo successivo, presieduto da Giuseppe Pella.
Nel gennaio del 1954, Amintore Fanfani è per la prima volta presidente del Consiglio e vuole Andreotti al ministero dell’Interno: un atto di riguardo nei confronti di De Gasperi che l’anziano leader chiede ad Andreotti di accettare. Ma il governo non ottiene la fiducia e Andreotti rimane ministro solo per pochi giorni. Di quel periodo ricorda solo un episodio: “Avevo potuto compiere un gesto umanamente dovuto inviando alla famiglia di Mussolini le lettere da lui scritte alla moglie da Ponza nel 1943: mi pareva che fosse una usurpazione da parte dello Stato il trattenerle”.
A Fanfani subentra Scelba con un esecutivo del quale Andreotti non farà parte. Tornerà al governo nel luglio del '55 come ministro delle Finanze, mantenendo l’incarico per tre anni sotto le presidenze di Antonio Segni e di Adone Zoli. Particolarmente significativo di quel mandato è l’impegno contro la grande evasione fiscale (di grande rilievo la legge contro il contrabbando di prodotti petroliferi del 27 giugno 1957) ma anche contro fenomeni di speculazione mai contrastati seriamente (rilanciando un vecchio progetto di Giolitti, Andreotti cerca - invano - di contrastare la speculazione sui suoli, particolarmente grave in quegli anni di boom edilizio).
Nell’agosto del 1954 muore Alcide De Gasperi. La DC perde il principale punto di riferimento politico e morale; Andreotti, che vede venire meno il grande maestro e sostenitore, vive la scomparsa con intenso dolore (“la comunicazione - scrive Andreotti in “De Gasperi visto da vicino” - mi colpì come ho provato soltanto alla morte di mia madre”). Ma per lui si pone anche il problema del futuro personale, del rafforzamento di una propria posizione politica autonoma adesso che il grande mentore era scomparso, mentre avversari che male avevano digerito la sua ascesa all’ombra di De Gasperi si preparavano a favorirne il crollo.
L'esigenza di consolidare il proprio ruolo politico all'interno della DC si fa per Andreotti particolarmente pressante di fronte all’affermazione di “Iniziativa Democratica”, la componente guidata da Amintore Fanfani, che sancisce l’avvento di una nuova generazione alla guida del Partito e dalla quale Andreotti si sente lontano. Dopo aver aderito alle posizioni del raggruppamento “Politica popolare” (con Piccioni, Scelba e Tambroni) ed essersi affiancato a Guido Gonella fondatore di “Concentrazione”, nel congresso della Democrazia Cristiana di Napoli Approfondimenti disponibili per questo argomento:
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Il discorso di Andreotti (1 di 2)
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Il discorso di Andreotti (2 di 2)
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Dichiarazione di voto (26 giugno 1954) Andreotti lancia una sua corrente (“Primavera” venne chiamata, come le squadre giovanili di calcio). Ma già qualche mese prima, Andreotti - deciso oppositore dell'apertura ai socialisti - si era fatto protagonista con Pella e Togni di una iniziativa di distinguo ipotizzando la possibilità di un’apertura della DC alla destra monarchica per superare la formula centrista in crisi.
Nel gennaio 1955, in occasione della elezione del capogruppo dei deputati, Andreotti fu candidato della minoranza in opposizione ad Aldo Moro, vicino alla Segreteria di Fanfani. Vinse Moro con 138 voti, ma ad Andreotti ne andarono 109. Pochi mesi dopo, la elezione del successore di Luigi Einaudi alla Presidenza della Repubblica. Mentre i vertici della DC sostengono la candidatura di Cesare Merzagora, Andreotti si impegna per favorire un secondo mandato di Einaudi per poi schierarsi a favore della candidatura di Giovanni Gronchi sostenuta dai gruppi parlamentari DC e risultata alla fine vincente. Nell'intenso dibattito che si sviluppa all'interno del partito sulla ipotesi di superare la formula di governo centrista aprendosi alla collaborazione con i socialisti (impegnati intanto in un graduale distacco dal PCI), Andreotti assume una posizione decisamente contraria ipotizzando piuttosto l'apertura della maggioranza ai monarchici. Al congresso di Trento (1956) definisce il PSI un partito in contrasto con i valori essenziali religiosi, patriottici, di libertà del popolo italiano. Al convegno di Vallombrosa, parla del centrismo come di un carattere essenziale e permanente della politica della DC. Intanto la scena politica nazionale viene turbata da uno scandalo destinato a troncare la brillante carriera di Attilio Piccioni, in quel momento ministro degli Esteri e considerato il naturale successore di De Gasperi. Il figlio Piero viene ingiustamente accusato in relazione alla morte della giovane Wilma Montesi trovata cadavere sulla spiaggia di Capocotta, presso Roma. Piero Piccioni venne completamente scagionato ma il padre fu costretto a ritirarsi dal proscenio politico. Una vicenda misteriosa (la prima di tante che segneranno la storia della Repubblica) sulla quale Andreotti espresse sempre solidarietà alla famiglia Piccioni cui, fra l’altro, lo legavano rapporti di personale cordialità.
Del gennaio del 1955 è la nascita di “Concretezza”, la rivista quindicinale di cui Andreotti è direttore e la cui pubblicazione bimensile accompagnerà il suo percorso politico fino alla fine del 1976. Nell’aprile 1956, Andreotti pubblica “De Gasperi e il suo tempo”, fondamentale biografia del Presidente della Ricostruzione. Nel gennaio 1957, nella ricorrenza del bimillenario ciceroniano, la costituzione del Centro di Studi Ciceroniani Approfondimenti disponibili per questo argomento:
Il Centro di Studi Ciceroniani
Indirizzo introduttivo di Giulio Andreotti al “Colloquium Tullianum” , fondato da Andreotti su suggerimento del presidente del Consiglio Zoli e da lui presieduto fino al 2012, per curare la pubblicazione dell'opera omnia e realizzare iniziative scientifiche a livello internazionale sull’opera di Cicerone.
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Il discorso di Andreotti (1 di 2)
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Il discorso di Andreotti (2 di 2)
V Congresso della DC. Napoli 1954 - Dichiarazione di voto
Il Centro di Studi Ciceroniani
Indirizzo introduttivo di Giulio Andreotti al “Colloquium Tullianum”